Ffwebmagazine
19 dicembre 2009
Lady Justice Laura Cox è l’eroina del Natale inglese. Questo giudice dell’Alta Corte, infatti, ha bocciato lo sciopero di dodici giorni degli equipaggi di British Ariways, programmato per il periodo natalizio. Quasi due settimane di caos totale che avrebbe coinvolto quasi un milione di passeggeri.
E invece no, la sentenza è stata chiara: la decisione della maggioranza dei dipendenti non è valida, innanzitutto perché le conseguenze sarebbero state terribili per i cittadini (e non soltanto per l’azienda) e poi, cosa non di poco conto, le votazioni degli scioperanti sarebbero avvenute in maniera opaca e non regolare. Fatto sta, questioni prettamente sindacali a parte, che nessuno sciopero turberà le vacanze natalizie dei sudditi di Sua Maestà. In un paese normale, in effetti, funziona così. Una corte di giustizia blocca uno sciopero sconsiderato e tutela i cittadini. Nel paese di Wimbledon, potremmo dire: punto, gioco e incontro. Con annesso e rumoroso sospiro di sollievo del pubblico sugli spalti.
In Italia, ahinoi, la situazione è tragicamente diversa. Lo strapotere di alcune frange sindacali è tale che il sistema politico e giudiziario nulla può contro quelli che vengono comunemente chiamati “scioperi selvaggi”. La questione sindacale nel nostro paese è aperta da tempo, con allarmi lanciati periodicamente da chi vorrebbe riformare il sistema. Nessuno, però, lo fa. E forse nessuno lo può fare. Perché, diciamocelo chiaramente, il sindacato italiano (la Cgil su tutti) è ormai parte integrante del nostro sistema di potere. Non si muove una foglia che Epifani non voglia, verrebbe da dire per sdrammatizzare. Ma c’è poco da stare allegri, se pensiamo alle scene di caos che periodicamente si verificano negli aeroporti italiani. O alle strade del centro di Roma intasate un giorno sì e l’altro pure per questa o quella manifestazione.
Nessuno vuole toccare il diritto di sciopero, per carità. Ma c’è un limite, quello del rispetto per gli utenti, che non può e non deve essere valicato. Le organizzazioni sindacali britanniche ci avevano provato, ma qualcuno le ha stoppate, non con coraggio o temerarietà, ma con buonsenso e saggezza. E soprattutto seguendo le leggi.
Anche perché, e lo ha ribadito British Airways, in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo (e sul Tamigi si sente molto più che da noi) le posizioni radicalsindacali tipiche del secolo scorso non aiutano. Al contrario, esacerbano gli animi già preoccupati di lavoratori e cittadini e non contribuiscono affatto a uscire dalla recessione.
Sarebbe una notizia rivoluzionaria sentire un italiano (politico o manager che sia) assumere posizioni simili. Ogni tanto ci prova Brunetta e il risultato (attacco mediatico senza precedenti) è noto. Il sindacato italiano gode di una posizione privilegiata che non è sana né utile in una moderna democrazia liberale. Il conservatorismo di certe organizzazioni di lavoratori è uno dei tanti freni che non permettono al nostro paese di ripartire.
Ancora una volta, dunque, bisognerebbe prendere esempio dalla perfida (mica tanto) Albione. Lì, dove la democrazia liberale è nata ed è cresciuta, le cose vanno come devono andare. Anche, e soprattutto, in momenti difficili come quello attuale. Riusciremo mai a fare lo stesso? Per adesso ne dubitiamo fortemente. Ma per il nuovo anno non sarebbe male, magari, assumere questo buono e utilissimo proposito: diventare un paese normale.
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