Ffwebmagazine
20 gennaio 2010
C’era una volta la domenica pomeriggio… Potrebbe iniziare così la storia dei contenitori televisivi domenicali, storia lunga decenni e a tratti gloriosa per il piccolo schermo di casa nostra. Domenica In (RaiUno) per le famiglie, L’altra domenica (RaiDue) per gli spiriti liberi e anticonformisti e successivamente Buona Domenica (Canale 5) per gli amanti della tv commerciale. In anni più recenti, poi, si era aggiunto Fabio Fazio con Quelli che il calcio… (RaiDue), mix geniale tra sport e intrattenimento. A pensare al passato di quei lunghi pomeriggi stravaccati sul divano, qualsiasi italiano medio (orrida espressione che però rende l’idea) avrebbe voglia di staccare la spina e gettare il televisore dal terrazzo. Sia chiaro: non sempre le suddette trasmissioni si sono dimostrate capolavori autoriali. Ma almeno non sguazzavano allegramente nel trash come maialotti all’ingrasso come fanno oggi i contenitori della domenica italiana.
Capofila indiscusso del trash televisivo è Domenica 5, la nuova Buona Domenica targata Barbara D’Urso. Chi, all’epoca, criticava aspramente la lunga stagione domenicale firmata Maurizio Costanzo, siamo certi che adesso si starà letteralmente mangiando le mani. Se fino a qualche anno fa avversavamo in maniera feroce, e giustamente, i trenini dei ragazzi del Grande Fratello e il vuoto pneumatico da perenne veglione di Capodanno che contraddistingueva la trasmissione, oggi non possiamo che rimpiangerlo. All’evasione senza se e senza ma si è sostituito il ben più grave virus del trash. Dibattiti urlati con clima da pollaio (citazione di una recente dichiarazione di Berlusconi, non di un moralista radical chic), opinionisti per tutte le stagioni che affrontano argomenti a volte delicatissimi con una leggerezza e una arroganza che urlano vendetta.
Barbara D’Urso, che all’inizio della stagione televisiva aveva giurato di non cadere nel trash (“L’ho promesso ai miei figli”, aveva detto), è la gran sacerdotessa del rumoroso rito: da Maometto all’omosessualità, dall’immigrazione alla violenza sulle donne, tutto fa brodo. Gli ospiti? Sempre gli stessi: Sgarbi, qualche psicoterapeuta da studio televisivo, due o tre politici, possibilmente scelti tra i più estremisti e aggressivi. La ricetta è sempre uguale e il risultato anche: ore di urla senza senso con risse (verbali e non) che entrano violentemente nelle case delle famiglie italiane, che magari vorrebbero solo rilassarsi e godersi il meritato giorno di riposo.
E sull’altro canale? Sulla rete ammiraglia del servizio pubblico cosa c’è? Niente di così eccellente da farci dimenticare la D’Urso, purtroppo. La vecchia Domenica In, quella nazionalpopolare ma mai trash, quella che faceva ascolti capogiro da finale di coppa, quella di Corrado, Boncompagni o Baudo, non c’è più. E forse, è triste dirlo, non ci potrebbe più essere in una società cambiata radicalmente negli ultimi decenni che ha altre esigenze, anche televisive. Ora la domenica pomeriggio di RaiUno è divisa in due parti: prima l’Arena di Massimo Giletti, poi lo spazio di varietà tradizionale condotto da Pippo Baudo. Il contenuto del primo segmento di trasmissione è facilmente intuibile già dal titolo. Anche qui va in scena il talk show del Duemila. Non quello pieno di contenuti inventato da Costanzo con Bontà loro, per intenderci. Si urla, anche se meno rispetto a Domenica 5. Ma non possiamo accontentarci sempre del meno peggio. Per quanto riguarda Baudo, poi, ha decisamente perso lo smalto di un tempo. O più semplicemente è il tempo che è andato troppo veloce e il vecchio leone di Sant’Agata di Militello sembra ormai fuori luogo, così distante dai gusti della gente. Non è sempre un male, per carità. Ma qualcosa vorrà pur dire.
La terza punta dell’attacco televisivo domenicale è Quelli che il calcio…, condotto da Simona Ventura. Snaturata da anni la vera essenza del programma portato al successo da Fazio, Bartoletti, Idris, etc., oggi Quelli che il calcio... al calcio bada poco. Si seguono ancora le partite, è vero. Ma ormai l’intrattenimento ha fagocitato il lato sportivo con uno stile tutto venturesco, ça va sans dire. È lo stile Billionaire che si fa tv e diventa modello da seguire, con SuperSimo sugli scudi a svolgere il ruolo della donna glamour che crea le tendenze. E poi non mancano le commistioni con i reality show targati RaiDue (e Magnolia, ovviamente) a cominciare dall’Isola dei Famosi, involuzione pseudovip del reality all’italiana.
C’è poco da stare allegri, dunque, guardando la tv di domenica. E la via d’uscita è solo una: il rifugio sicuro del digitale terrestre o del satellite. Quando domenica prossima avrete voglia di relax ed evasione, prendete il telecomando e andate a cercare un bel film sui canali dedicati al cinema o un documentario su Rai Storia o History Channel. Ne trarranno giovamento la mente e il fegato, ormai ridotti a brandelli dal trash imperante in tv. Abbandoniamo, dunque, la D’Urso e Giletti al loro destino. Non si è sempre detto che il telecomando è uno strumento di democrazia? Da domenica prossima, tutti insieme, stacchiamo dal telecomando i pulsanti 1 e 5. Le risse urlanti e prive di contenuti lasciamole a chi non ha di meglio da fare. Noi, che saremo pure nazional-popolari ma mai nazional-trash, meritiamo di meglio.
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