19 maggio 2011
I miei maestri di giornalismo mi hanno insegnato che in un articolo “l'attacco” è tutto. E allora scriviamolo subito, in modo da non generare dubbi di alcun genere: la decisione del Pdl di bocciare in commissione la proposta di legge Concia contro l'omofobia è una vergogna nazionale. Sì, perché in quella proposta, già frutto di un compromesso al ribasso proprio per non ledere la spiccata sensibilità di qualcuno, non c'era e non c'è l'intenzione di trattare gli omosessuali come i panda del Sichuan, di preservarli aprioristicamente contro tutto e tutti. C'era, e c'è, soltanto il sacrosanto adeguamento normativo a livello europeo su un tema che in Italia è ancora scioccamente visto come un tabù. I gay, in questo paese, sembra che non debbano avere nessun diritto. Nemmeno quello elementare a non essere insultati e derisi o, peggio, malmenati e uccisi per il loro orientamento sessuale. Questo era, ed è, la proposta Concia.
Tutto il resto, le polemiche, i distinguo, le posizioni ipocritamente più papiste del Papa, sono soltanto strumentalizzazioni politiche che in nome di una non meglio precisata divergenza sul metodo della questione rischia di affossare una delle poche leggi di cui andare realmente orgogliosi in questo disgraziato paese.
Il Popolo della libertà, ancora una volta, ha dimostrato sul tema una fortissima e radicata ignoranza. Quando si parla di gay, soprattutto in campagna elettorale, c'è chi sbianca in volto e comincia a fare no con la testa, come se fosse un'eresia, una bestemmia, difendere i diritti di milioni di cittadini italiani che chiedono soltanto di essere trattati come tutti gli altri, senza privilegi ma nemmeno marchi dell'infamia.
Conoscendo l'appassionata caparbietà di Paola Concia e la necessità, che oseremmo definire “storica”, di legiferare in materia, siamo sicuri che in Aula verrà data battaglia e non ci si limiterà ad accettare con rassegnazione l'ennesima dimostrazione di intolleranza della nostra classe dirigente. Ci ha pensato il ministro Mara Carfagna, per fortuna, a riportare un minimo di dignità all'interno del più grande partito della maggioranza, dichiarando il suo voto favorevole, in aula, alla proposta del Pd. E proprio la parabola del ministro delle Pari Opportunità è paradigmatica per comprendere che sull'omofobia si può (si deve) cambiare idea. La Carfagna ha più volte pubblicamente ammesso di aver superato negli ultimi tempi alcuni pregiudizi nei confronti degli omosessuali che erano frutto di una scarsa conoscenza dell'argomento. E l'impegno massimo che l'esponente del Pdl sta profondendo in questa battaglia lo dimostra.
Ma Mara Carfagna sa cosa sono i pregiudizi, sa cosa vuol dire essere giudicati solo per l'etichetta che ti è stata appioppata da gente ignorante e intollerante. Molti suoi colleghi uomini del Pdl, invece, di etichette aprioristiche e di gabbie mentali hanno fatto una bandiera del loro agire politico. Che facciamo, dunque? Ci rassegniamo ad un'Italia omofoba dove gay, lesbiche e transessuali vengono trattati come appestati e messi ai margini della società? Nossignore, nemmeno per sogno. I settori più virtuosi di destra, centro e sinistra uniscano le forze per vincere una battaglia trasversale di civiltà. Quella stessa civiltà che sembra scappata a gambe levate dall'Italia degli estremismi di ogni sorta e che fatichiamo così tanto a far tornare.
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