Pagine

mercoledì 15 giugno 2011

Se per rovesciare Berlusconi si danneggia il Paese

FareitaliaMag
14 giugno

Partiamo da un assunto di base: i risultati dei referendum sono troppo clamorosi perché si faccia finta di nulla. E allora è importante tentare di analizzarli nella maniera più asettica e distaccata possibile, cercando di separare le questioni importantissime sottoposte al voto degli italiani dalla più prosaica e incasinata quotidianità politica e istituzionale.
Una cosa è certa: per gli elettori si è trattato dell'ennesimo referendum contro Silvio Berlusconi, dopo le prime due “sberle” (la definizione è di Calderoli, non di Repubblica) dei due turni amministrativi. Poco male, perché una delle poche regole certe della politica dice che gli elettori hanno sempre ragione.
La complicazione, però, subentra quando un voto politico contro il governo pregiudica gli interessi basilari del Paese. Ed è esattamente quello che è successo lo scorso weekend. Per dare una “lezione” a Berlusconi e Bossi, al Pdl e alla Lega, gli italiani hanno rigettato con troppa disinvoltura una delle poche riforme liberali che questo governo aveva portato a termine. Stiamo parlando della liberalizzazione delle reti idriche, peraltro “imposta” anche dall'Unione europea e necessaria per migliorare il servizio ai cittadini. Ma il merito dei quesiti referendari lo abbiamo spiegato molto bene già nei giorni scorsi e non è il caso di tornarci.
Quello che ci preoccupa è l'atteggiamento irresponsabile di chi, pur di rovesciar il “tiranno”, è disposto anche a mandare a ramengo il poco che di buono è stato fatto, dimenticando posizioni precedenti, voti parlamentari e coerenza personale. Chi alla Camera e al Senato aveva votato convintamente per la liberalizzazione delle reti idriche e per il ritorno al nucleare, come spiega, oggi, un cambiamento così radicale dettato solo da piccoli interessi di bottega?
Questa è la domanda chiave, visto che il dietrofront di molte forze politiche (dal Pd a Futuro e libertà, passando per l'atteggiamento tiepido della Lega Nord) ha confuso (e ingannato) gli italiani. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: Berlusconi ha accusato il colpo ma l'Italia ha perso ancora una volta terreno nei confronti degli altri paesi europei.
Parigi varrà bene una messa, ma rovesciare Berlusconi vale una dannosa marcia indietro che ci allontana dallo sviluppo?

Nessun commento:

Posta un commento