FareitaliaMag
7 giugno 2011
Un Terzo Polo che si definisce europeo, moderno, liberale e riformatore può decidere di non decidere sui referendum su acqua e nucleare che si terranno domenica prossima? Se lo è chiesto, dalle pagine del Sole 24 Ore di domenica, Alessandro De Nicola, docente di business law alla Bocconi di Milano e presidente della Adam Smith Society. La risposta, ovviamente, è stata quella che qualsiasi osservatore realmente riformatore può dare: no, non può permettersi di non decidere.
E infatti, dopo il solito bailamme di dichiarazioni pre-voto, con una situazione confusa anziché no, il Terzo Polo ha finalmente deciso di esprimersi ufficialmente: due no sui servizi idrici, libertà di voto su nucleare e legittimo impedimento.
Decisione attesa e necessaria, anche per placare le polemiche relative a prese di posizione che potremmo quantomeno definire singolari. Paradigmatico è il caso di Futuro e Libertà. La normativa che liberalizza i servizi idrici porta la firma di un suo autorevole esponente (l'ex ministro Andrea Ronchi) e all'epoca del voto in Parlamento tutti i futuristi avevano espresso parere favorevole. A distanza di qualche anno, e dopo qualche baruffa di troppo all'interno del centrodestra, alcuni finiani sembrano aver cambiato radicalmente idea. Niente di male, per carità, se non fosse che il tutto sembra strumentale a un'operazione che è politica fino al midollo, senza reali cambiamenti di opinioni sui temi sottoposti a referendum. Se da un lato c'è chi come Benedetto Della Vedova, si schiera apertamente per i due no, dall'altro ci pensa il solito Granata con i sui quattro sì urlati ai quattro venti a confondere le già confuse opinioni dell'elettore moderato e liberale, che proprio in riforme come quelle in oggetto confida per una sterzata riformatrice nel nostro paese. E anche chi si schiera apertamente per il no ma invitando gli elettori a recarsi in massa alle urne, oggettivamente fa un regalo immenso agli abrogazionisti, alla spasmodica ricerca del fatidico quorum. Ma il punto, almeno dentro Fli, sembra essere più che altro l'affermarsi di un “liberi tutti” che spiazza e preoccupa. Ma soprattutto: se la linea ufficiale del Terzo Polo (e quindi anche di Fli) è "due no e due libertà di voto", pare più che lecita, all'interno della decisione di ieri, la posizione di chi si è schierato apertamente per i quattro no. Meno accettabile, perché si pone al di fuori della linea ufficiale decisa dalla coalizione, è chi fa campagna attiva e pressante per i quattro sì. I custodi gelosi dell'unità del partito dovrebbero prenderne atto e intervenire puntualmente.
L'Udc ha sempre avuto le idee più chiare sui quesiti (2 no sull'acqua, sì sul legittimo impedimento e libertà di voto sul nucleare) e solo sul nucleare fa un leggero passo indietro, senza dubbio dettato dagli allarmismi del dopo Fukushima che rischiano di spaventare l'elettorato. Api non pervenuta, ma sembra che sia contro il nucleare.
“Il terzo polo si è sciolto nel referendum”, titolava il Sole domenica. E in effetti, con questa situazione confusa, la conclusione non può essere che questa. Ci si aspettava di più, francamente, da chi aveva promesso di far proprie le istanze liberali e riformatrici di un'Italia bloccata, da chi aveva assunto pubblicamente l'impegno di compiere scelte anche dolorose per modernizzare un paese piegato su se stesso. E invece no, la decisione è arrivata in ritardo e con i contorni non certo ben definiti. E la cosa che stupisce maggiormente è che nemmeno chi è schierato sin dall'inizio con il no abbia solo lontanamente accarezzato l'idea di invitare l'elettorato all'astensione. Ipocrisie a parte, l'astensione è un'opzione da sempre quando si tratta di affrontare un referendum che richiede il quorum. Andare a votare vuol dire dare una mano ai promotori del referendum e quindi a chi vuole abrogare le norme in esame. Non andare a votare, oltre che essere una libera scelta di ognuno, vuol dire cercare di bloccare un rigurgito conservatore che vorrebbe tenere l'Italia ferma al palo, instillando nella gente paure prive di fondamento.
Il Terzo Polo, se fosse davvero liberale, europeo, moderno e riformatore, dovrebbe prenderne atto e difendere con ogni mezzo lecito (quindi anche attraverso l'invito all'astensione) alcune riforme fondamentali che non possono essere cancellate attraverso campagne referendarie approssimative e figlie di una demagogica e preoccupante ignoranza.
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