FareitaliaMag
2 luglio 2011
Gioacchino Rossini, che era uomo di mondo mica da ridere, lo aveva capito prima di molti altri e l'aria “La calunnia è un venticello” potrebbe essere usata come inno universale del gossip. Un fenomeno che è ben più vasto e importante di quanto abbiamo finto di credere fino a poco tempo fa. Non è questione di rotocalchi da parrucchiere, né di pettegolezzi di infimo livello fatti girare da una portiera troppo impicciona. Il gossip, forse più che il denaro o il sesso, fa girare il mondo. Soprattutto il mondo che conta. Quel “bel mondo” che, una volta squarciato il velo dell'ipocrisia e dell'intoccabilità, ha mostrato di aver ben poco di bello. Ma niente predicozzi moralisti, per carità. Ognuno fa della sua vita privata ciò che vuole e l'unico confine, quello sì intoccabile, è il codice penale.
E allora, a chi importano i gusti sessuali di George Clooney o le scappatelle di questo o quel calciatore? A chi frega qualcosa della vita privata di ministri e teste coronate, divi della tv e campioni dell'alta finanza? A tutti, ammettiamolo, perché farsi i cazzi propri, si sa, è di una noia mortale.
E allora ecco che si spiegano le vendite record dei magazine pettegoli, ecco che si capisce appieno il successo di programmi televisivi che non abbiamo problemi a definire “spazzatura” (visto che lo sono eccome) ma che ci permettono di farci i fatti altrui, di guardare dal buco della serratura, di rendere umani, troppo umani, quei divi abbronzatissimi e straricchi che ci fanno diventare verdi di invidia.
Qualcuno ha detto, mutuando una frase di Karl Marx e adattandola allo Zeitgeist odierno, che “il gossip è l'oppio dei popoli”. Sarà, ma in questa visione radical chic del pettegolezzo avvertiamo soltanto molta puzza sotto il naso da parte di quegli stessi salotti che di gossip (seppure engagé e upper class) si alimentano e si sostentano. Prima della sciura che legge “Chi” mentre attende il proprio turno dalla “pettinatrice”, infatti, ci sono i salotti buoni, le carriere distrutte o promosse con una semplice voce di corridoio. E il gossip è ovunque, non solo in tv o sui campi di calcio di Seria A. Il gossip ormai è politica e la politica è gossip. Prendiamo un governo a caso, a prescindere dal colore politico: ebbene, di questo governo conoscete più i pettegolezzi sui suoi componenti o il contenuto di una manovra economica? Tutto è gossip, e speriamo che il gossip non sia tutto. Perché ci può e ci deve essere dell'altro.
Ma a chi vi dice che “No, io quella robaccia non l'ho mai letta”, non credete mai. Perché anche solo una volta nella vita lo abbiamo fatto tutti, vivaddio. Alzi la mano chi non ha mai sfogliato Novella 2000, Chi, o peggio Vero, Stop, Cronaca Vera e chi più ne ha più ne metta. Lo abbiamo fatto tutti e sarebbe il momento di far cadere ogni ipocrisia.
Da qui a esaltare questo fenomeno figlio dei tempi, però, ce ne passa. E allora tentiamo un approccio laico, asettico, o almeno scevro da qualsiasi forma di pelosissima superiorità. E a chi criticherà, rigorosamente alle nostre spalle, la scelta di dedicare questo numero al gossip, nemmeno risponderemo. Mica vorrete che ci mettiamo a rispondere a dei bassi e volgari pettegolezzi, vero?
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