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venerdì 8 luglio 2011

Strauss-Kahn presto scagionato? I giustizialisti faranno finta di nulla


FareitaliaMag
7 luglio 2011

I sette capi d'accusa potrebbero cadere già prima del processo fissato per il 18 luglio. E allora sì che Dominique Strauss-Kahn avrebbe tutto il diritto di stappare lo champagne (la moglie lo ha già fatto qualche giorno fa dopo la scarcerazione). Sì, perché il terribile caso del potentissimo stupratore di cameriere d'albergo, che aveva sbattuto il principale candidato all'Eliseo in prima pagina come il mostro crudele da dare in pasto all'emotiva istintività della pubblica opinione, si sta sgonfiando in maniera altrettanto rapida e vorticosa.
Non ripercorreremo i fatti, per due semplici motivi: lo hanno fatto in tanti e soprattutto perché di fatti certi, acclarati e provati in tutta questa vicenda ce ne sono davvero pochi. Quello che resterà, dopo il probabile proscioglimento di DSK, è però un retrogusto amare che sa di giacobinismo manettaro tipico di certa stampa vorace e di certa politica interessata. Gli ingredienti c’erano tutti: il potente di turno (a capo del Fondo monetario internazionale e a un passo dalla candidatura socialista alle presidenziali del prossimo anno), una inclinazione innegabile e a volte incontrollata nei confronti del sesso femminile, mille chiacchiere circolate negli anni scorsi.
Sia chiaro, Dominique Strauss-Kahn non è certo un esempio di rigore morale o uomo dai saldi valori familiari e monogami. Ma nel pasticciaccio newyorkese tutto ciò c’entra davvero poco. C’è chi parla di complotto, ovviamente. E di solito il complottismo in noi non trova terreno fertile. Ma forse di “trappolone” si può e si deve parlare. Non è dato sapere a che livello sarebbe stato concepito o chi sarebbe il deux ex machina. Forse avversari politici, forse semplicemente la cameriera in questione, convinta di poter monetizzare uno scandalo del genere.
Ma nemmeno di questo vogliamo parlare, anche perché l’ultima parola non è stata ancora detta dalla giustizia americana (che stavolta non ha fatto una bellissima figura). Quello che ci interessa è la totale mancanza di approccio garantista alla vicenda. Appena le legittime accuse sono state mosse a monsieur Strauss-Kahn, è stato tutto un fiorire di condanne preventive, di dichiarazioni al vetriolo in ogni angolo del mondo. E nel frattempo il posto del socialista Strauss-Kahn al Fondo monetario internazionale è stato preso dalla sarkozyana Vivien Lagarde, una delle più indignate dopo l’arresto del suo predecessore.
Fiumi di inchiostro sono stati versati contro l’ennesimo porco maschio e maschilista che ha stuprato una donna indifesa, per giunta africana e povera. Un quadretto perfetto per i forcaioli di ogni paese, buttatisi sulla preda come un branco di voracissimi piranha.
Ora, premesso che Strauss-Kahn non è un asceta tibetano o un monaco certosino, qualora venisse prosciolto definitivamente come potrà vedere risarciti i danni incalcolabili alla sua immagine e alla sua carriera? Le donne della commissione europea si cospargeranno il capo di cenere e chiederanno scusa per la reazione smodata nei giorni dell’arresto?  Chiederanno anche scusa a Juncker, che chiedeva solo di attendere l’esito delle indagini prima di lanciarsi in linciaggi mediatici ed evidentemente strumentali? Nulla di tutto questo succederà, ne siamo certi. Lo sappiamo bene perché siamo abituati al giustizialismo italiano, campione di condanne preventive e di scuse mai arrivate dopo assoluzioni clamorose. Probabilmente ne saprà qualcosa a breve anche Amanda Knox, che secondo le ultime indagini potrebbe (e sottolineiamo potrebbe, perché noi di verità assolute non ne abbiamo) anche non essere quell’assassina fredda e spietata che hanno raccontato i media negli ultimi anni.
Il caso Strauss-Kahn, insomma, se da un lato ci indigna come garantisti (quale che sia l’esito delle indagini), dall’altro ci fa capire ancora una volta che tutto il mondo è paese. Siamo abituati a manettari senza vergogna di destra e di sinistra, che giudicano il processo come una semplice ratifica delle loro intuizioni giacobine, e vedere che l’intero pianeta soffre di questa orribile malattia ci regala qualche attimo di sollievo, prima di farci ripiombare nello scoramento e in quella desolante solitudine dei garantisti che è propria del nostro tempo.

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