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mercoledì 3 febbraio 2010

Rai Storia, quando il passato è materiale per la tv di domani

Ffwebmagazine
3 febbraio 2010

C’è un’oasi appartata e poco conosciuta nel deserto della tv di Stato. È Rai Storia, il canale tematico diretto da Giovanni Minoli, visibile su digitale terrestre e satellite. Ventiquattro ore di memoria, cultura, tradizioni, offerte al pubblico con professionalità ed eleganza. Il programma di punta è ovviamente La storia siamo noi, il format tutto italiano che Minoli si è inventato ormai un po’ di anni fa e che ci accompagna nella storia del mondo, con particolare riferimento al Novecento e alle tragedie della Seconda guerra mondiale. Il programma sforna 240 ore di storia l’anno, trasmesse su ben tre canali: Rai Tre (ogni mattina), Rai Due (in terza serata una volta a settimana) e, appunto, Rai Storia.

Ma il canale tematico della Rai non è semplicemente un contenitore degli speciali di Minoli. C’è molto altro, a cominciare da Dixit, il nuovo programma di prima serata che quotidianamente si occupa del passato, dei personaggi che hanno segnato la storia dell'umanità, dei grandi temi dell’attualità. Un contributo decisivo alla riuscita dell'esperimento Rai Storia viene dall’immenso archivio della nostra televisione pubblica, con in prima linea le Teche Rai guidate da Barbara Scaramucci. Chi è stufo della tv dei giorni nostri si può tranquillamente immergere nelle grandi inchieste realizzate trenta, quaranta o cinquant'anni fa: dagli speciali di Sergio Zavoli ai viaggi in Italia di Mario Soldati, dalle inchieste di Ugo Zatterin ai documentari sociologici (e un po’ ideologici) degli anni Settanta. Un patrimonio incredibile, fino a oggi scarsamente utilizzato, che ci concilia con il mezzo televisivo e ricorda, soprattutto ai più giovani, che il nostro tubo catodico non è sempre stato invaso da reality show o talk show urlanti.

Nato da Rai Educational, il canale di storia tenta di colmare un gap tutto italiano. Mentre negli altri paesi occidentali c'è una grande tradizione di documentaristica storica (Bbc in testa), in Italia si è da tempo abbandonata la strada pedagogica, l'utilizzo degli eventi del passato come insegnamento e formazione alle nuove generazione. In questa direzione va, ad esempio, la breve striscia quotidiana chiamata 100 secondi, che ospita un editoriale storico di esperti del ramo: da Marcella Emiliani ad Alessandro Campi, da Giuseppe De Rita a Giovanni Sabbatucci.

La situazione desolante dell’approfondimento storico sulla tv italiana è, a dire il vero, piuttosto paradossale. Verso la fine degli Novanta, su Rai Tre erano andati in onda alcuni speciali denominati La Grande Storia, con un successo notevole di pubblico e share. Poi era stato il momento di Correva l’anno, un eccellente programma di approfondimento storico che si avvaleva anche della presenza di Paolo Mieli. Poi, con l’avvento dei reality e della tv urlata, tutto era tornato in sordina. Pochissimo spazio per il passato, ancora meno per il futuro, visto che si era deciso si puntare su una volgarizzazione della televisione pubblica che ha abdicato, forse definitivamente, alla sua funzione pedagogica e culturale.

Ora Rai Storia, dicevamo, tenta di colmare un vuoto. E a quanto pare ci sta riuscendo piuttosto bene. Merito innanzitutto di Giovanni Minoli, che ha costruito una struttura imponente, nonostante gli scarsi mezzi a disposizione, che ha rilanciato la storia in tv. L’ideatore di Mixer e di tanti programmi di successo, dunque, continua a fare l’artigiano nei sotterranei di viale Mazzini. Inspiegabilmente relegato in posizioni di secondo piano. Ma questa è un’altra faccenda, intrisa di politica. E ci interessa poco.

Quello che ci piace sottolineare, invece, è la bontà di un progetto che mancava da troppo tempo, che ridà dignità al passato del nostro paese e lo sviscera senza pregiudizi politici ma con una perizia storica e giornalistica rara e preziosa.

Peccato che per cose del genere ci sia spazio solo sul digitale o sul satellite. Ma se è vero che il digitale terrestre sarà la tv del futuro, speriamo che il totale e graduale passaggio al nuovo standard di trasmissione contribuisca a far conoscere a sempre più italiani un piccolo tesoro, nascosto fin troppo bene, che brilla sommerso tra le brutture della televisione di oggi. Paradossalmente, è un canale televisivo che guarda al passato che potrebbe salvare la tv del futuro. Speriamo.

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