Ffwebmagazine
26 marzo 2010
Comunque la si pensi, quali che siano le opinioni politiche di ciascuno, l'evento di ieri sera del Pala Dozza di Bologna un primo effetto incontestabile lo ha provocato: la morte della tv generalista. Al di là dei contenuti, al di là della propaganda e di qualche intervento francamente fuori registro, Raiperunanotte ha decretato un cambiamento epocale nel modo di intendere la comunicazione nel nostro paese. “L'ha detto la televisione”, si diceva fino a qualche anno fa, come a consacrare il ruolo centrale e quasi onnipotente di un mezzo pervasivo e totalizzante. Una supremazia mediatica incontrastata in un paese come il nostro, fondato più sullo share che sul lavoro, come recita la Costituzione.
Ieri sera qualcosa è cambiato, dicevamo, perché al salotto di casa si è sostituito un elemento nuovo, e nemmeno tanto: il web. Centoventicinquemila accessi contemporanei al sito ufficiale che trasmetteva in streaming la manifestazione, altri sessantamila su Repubblica.it, e poi decine di altri siti, le piazze in tutta Italia, le tv satellitari, quelle locali. A riprova, se ce ne fosse ancora bisogno, di un radicale mutamento del sistema informativo che investe non solo noi ma tutto il pianeta, all'insegna di nuove e più stimolanti sfide comunicative.
Faceva un po' impressione seguire in contemporanea Raiperunanotte e la normale programmazione del giovedì sera di RaiDue. Alla multimedialità del Pala Dozza faceva da contraltare, infatti, una tribuna elettorale d'altri tempi, asettica, priva di interesse e di appeal televisivo. Uno stridente contrasto che deve far riflettere, se si vuole comprendere appieno la portata rivoluzionaria dell'evento.
Che poi l'appuntamento di Santoro e soci sia scivolato, in alcuni frangenti, nella solita crociata senza se e senza ma, non è una novità né una sorpresa. Una manifestazione per la libertà di opinione e di espressione che fischia il malcapitato Morgan solo perché non si è d'accordo con ciò che dice, ad esempio, sa un po' di guasto. Ciononostante, derubricare quello che è successo come una cosa patetica, penosa, e Dio sa quali altre definizioni arriveranno ancora, sarebbe l'errore più grave. Semplicemente perché non si comprenderebbe l'effettiva portata storica di un evento di rottura, di superamento degli schemi classici del “sistema”.
Negli anni passati c'erano già stati “girotondi”, manifestazioni di piazza, proteste più o meno condivisibili. Ma tutto sempre nel solco della tradizione novecentesca del “pueblo unido” che si raduna nella vecchia agorà per dire la propria. Quella stessa agorà che oggi ha mutato forma, che viaggia attraverso le fibre ottiche e la banda larga, che diventa un'agorà 2.0, si frantuma in milioni di bit e viaggia attraverso il pianeta con una velocità supersonica e trasforma l'essenza stessa della protesta.
A farne le spese è innanzitutto la televisione così come l'abbiamo conosciuta fino a questo momento: la tv ingessata e istituzionale, quella della casalinga di Voghera e dell'italiano medio, che in fondo medio non è per niente, a dispetto delle interpretazioni stantie e fuori dal tempo di esperti massmediologi da strapazzo. Il merito di Raiperunanotte, perché di merito incontestabile si tratta, è stato quello di aver mostrato al paese reale che ci sono altri canali per informare. Ma innanzitutto ha dimostrato che la natura stessa del servizio pubblico va ripensata, modificata, adattata ai tempi.
Tentiamo per un attimo di astrarre l'evento dai contenuti, dalle posizioni ideali (e a volte ideologiche), dalla mera (e provincialotta) battaglia politica quotidiana. Evitiamo di leggere solo per un attimo le dichiarazioni sdegnate (e a volte imbarazzanti) di chi considera l'evento di ieri un sabba demoniaco di forze oscure antidemocratiche e sovversive. Quello che rimane, una volta eliminate le sovrastrutture, è un successo mediatico senza precedenti. Michele Santoro lo ha definito, a ragione, il più grande evento della storia del web italiano. Noi ci permettiamo di fare un passo in più, di parlare del più grande evento della storia comunicativa del nostro paese, che ha messo in evidenza una volta di più l'inefficienza del nostro sistema televisivo e ha decretato il trionfo annunciato di internet. Quella rete globale, immediata e democratica che noi vorremmo vedere premiata l'anno prossimo a Oslo con il premio Nobel per la pace proprio perché portatrice sana di democrazia e valori universali che nessuna decisione di una commissione di “vigilanza” (che brutta parola!) potrà mai fermare.
Non cadiamo nella trappola di difendere il passato e lo status quo a tutti i costi, dunque. Apriamoci alla strabordante potenzialità della rete e ripensiamo il ruolo, soprattutto informativo, della televisione. Solo così staremo al passo con i tempi e riusciremo a capire, anche politicamente, le centinaia di migliaia di persone che ieri sera affollavano la rete e le piazze. Evitiamo strumentalizzazioni politiche, prendiamo atto che qualcosa ieri è successo davvero. Qualcosa che cambierà, in meglio, il nostro modo stantio di intendere il rapporto tra cittadini e mezzi di comunicazione.
Se non lo faremo, e qualcuno pare non lo voglia proprio fare, continueremo a restare intrappolati nel tubo catodico e nella lentezza del mezzo televisivo mentre gli “altri”, che ci piaccia o no, si sposteranno, insieme all'informazione, mille volte più veloci di noi. Bisognerebbe fare una telefonata ai Buggles, il duo pop britannico che furoreggiava tra i Settanta e gli Ottanta, per chiedere una versione aggiornata e corretta del loro successo più grande: Santoro killed the Tv Star. Che ci piaccia o no.
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