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giovedì 4 marzo 2010

Salvate SuperMario dalle grinfie di Corona

Ffwebmagazine
4 marzo 2010
Fabrizio Corona ha colpito ancora. E ora attenta alle virtù di uno dei simboli della nuova Italia, troppo spesso bistrattato e sfruttato da mass media e mondo del calcio. È Mario Balotelli, frontman di una generazione che è il presente, ma ancora di più il futuro, del nostro paese. Quell’Italia multietnica, ricca di colori e sfumature, piena di genio e sregolatezza. Giovane, soprattutto, e quindi vitale fino all’eccesso, che ogni tanto fa qualche sbaglio, vivaddio.

Ebbene, la notizia è la seguente: Novella 2000 racconta di un’amicizia “per la pelle” tra Balotelli e il re dei paparazzi, simbolo di un’Italia opposta, pecoreccia, pruriginosa e disonesta, di quel “tirare a campare” che non può rappresentare la base per il paese di domani. Questo strano connubio può stupire i più. Ma se lo si analizza attentamente, così strano non è. Affatto.

Era già successo che il fidanzato di Belen Rodriguez (ormai è noto quasi esclusivamente per questo motivo), approfittasse delle difficoltà di personaggi estrosi per farsi pubblicità. L’aveva fatto, e tanto basti per comprendere appieno la caratura morale del personaggio, anche con Azouz Marzouk, il tunisino noto ai più perché marito e padre di due delle vittime del massacro di Erba. Dopo la strage e prima dell‘arresto di Rosa Bazzi e Olindo Romano, i giornali avevano additato il nordafricano come l’indiziato numero uno. Perché? Ovvio: perché extracomunitario. E allora Marzouk si era rifugiato in quell’ambientino niente male capeggiato all’epoca dal duo Corona-Lele Mora. Una “Milano stracafonal” che aveva travolto in poco tempo il già poco stinco di santo Marzouk.

Ora Corona ci riprova con Balotelli. Guarda caso le foto che ritraggono i due amici “per la pelle” spuntano proprio adesso, mentre Balotelli è al centro del dibattito tra chi lo vorrebbe ai mondiali (noi, ad esempio) e chi no (tra cui il ct Lippi, purtroppo).

A Balotelli, che non ha ancora compiuto 20 anni, non possiamo rinfacciare quest’amicizia. Anzi, bisogna difenderlo da Corona, staccarlo dalle grinfie del maneggione ipertatuato che lo userà, ne siamo certi, per farsi pubblicità.

E la colpa di un’eventuale liaison dangereuse (per SuperMario) è dei media italiani e di quello che rappresentano, quella massa informe che definiamo opinione pubblica. Se Balotelli non fosse fischiato una domenica sì e l’altra pure in ogni stadio d’Italia (“Non ci sono neri italiani”, urlano sguaiatamente i barbari e ignoranti ultras di mezza Italia); se i media non lo sfruculiassero ponendo l’accento sempre sui suoi (pochi) eccessi e quasi mai sui suoi (tantissimi) talenti; se lo stesso mondo del calcio lo considerasse per quello che è, cioè un campione in erba dalle potenzialità enormi; ebbene, se tutto questo non accadesse, forse Mario Balotelli, che è italiano e punto (a proposito, ieri ha vinto la nostra under 21 “multietnica”…), senza bisogno di ribadirlo, vivrebbe tranquillamente da giovane calciatore. Tra macchinoni e veline, presumibilmente, perché questo pare l’andazzo generale, ma senza frequentazioni che poco hanno a che fare con il suo mondo e con quello che questo ragazzo rappresenta.

Difendiamolo, insomma, questo benedetto Balotelli. Smettiamola tutti di usarlo e sfruttarlo. È un patrimonio, non solo calcistico, che ci rappresenterà sempre di più nei prossimi anni. A meno che, e sarebbe solo colpa nostra, Corona non ci metta la zampino. E lì sarebbero dolori. Per tutti. Come sempre.

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