Giubilo in tutto il paese: è finito il Grande Fratello! Forse l'edizione più brutta, triviale, rozza, irrispettosa degli spettatori e della pubblica decenza. Spariamo subito tutte le cartucce, senza buonismi, perché il padre di tutti i reality quest'anno ha mostrato davvero la corda, evidenziando una volta di più la stanchezza strutturale di un genere televisivo munto fino all'inverosimile. Che faccia ascolti, poi, è un altro conto. La finale di lunedì ha attirato nove milioni di telespettatori, quindi da questo punto di vista, purtroppo, non c'è stata alcuna crisi. Anzi.
Ma se per una volta provassimo a ragionare non con i numeri dell'Auditel ma attraverso quella entità sconosciuta che è la qualità, ci renderemmo certamente conto di come gli inquilini della casa di Cinecittà abbiano abbondantemente superato il limite della decenza. Bestemmie, apologia della mafia, ignoranza abissale anche su argomenti davvero da scuola elementare, urla e chiacchiericcio gossipparo, quadriglie amorose degne di Beautiful. Questo è stato il GF10, non l'esperimento sociologico della prima edizione, e nemmeno il noioso ma alquanto innocuo scimmiottare successivo. Una tv commerciale è ovviamente libera di trasmettere ciò che vuole e deve fare i conti solo con i propri azionisti (e al massimo con la legge).
Tuttavia, in una società televisiva come la nostra, che si divide equamente tra pubblico e privato anche in termini di share, una maggiore responsabilità anche da parte dei soggetti privati (Mediaset, per capirci) non sarebbe sgradita. Bisogna rendersi conto che l'impatto che la televisione ha sugli spettatori, specialmente i più giovani, è fortissimo. Oppure vogliamo ancora perdere tempo a discutere sul fatto che la tv influenzi la nostra vita? È un fatto assodato. Prendiamone atto e andiamo avanti.
È triste, dunque, pensare che milioni di adolescenti abbiano potuto assistere a una volgarissima bestemmia (c'entra poco la fede: si tratta semplicemente di buongusto ed educazione), all'utilizzo sessuale e merceologico della donna (“Vai a fare i film porno”, ha urlato un concorrente all'ormai nota e paradigmatica Veronica, rea soltanto di aver cambiato partner con disinvoltura, così come facciamo da sempre noi uomini, vantandocene pure) oppure, cosa ben più grave, all'esaltazione del fenomeno mafioso. Argomento, questo, sul quale si è già soffermato con dovizia di particolari Giovanni Marinetti qualche tempo fa.
È finito il peggior Grande Fratello della storia. Festeggiamo, dunque? Non ci pensate nemmeno, poveri ingenui telespettatori. La televisione, specialmente quella trash, non ci abbandona mai. Il Gf ha lasciato il testimone a un altro sommo esempio di pessima tv: l'Isola dei Famosi (Rai due, mercoledì in prima serata). Il reality della seconda rete pubblica, realizzato da Magnolia e condotto da Simona Ventura, non è mai stato, in verità, un esempio di finezza catodica. Quest'anno, e ci vuole davvero talento, sono riusciti incredibilmente a peggiorarlo ancora di più.
SuperSimo con il passare degli anni continua a involgarirsi (come preda di una strana regressione culturale), il cast dei “vip” (metà dei quali sconosciuti ai più) è pessimo (a parte Sandra Milo, quanto meno genuina), e peggio ancora ci è andata con gli opinionisti (i due “coatti” Adriano Aragozzini e Gabriella Sassone, dopo l'apparizione elegante di una splendida Antonia Dell'Atte nella prima puntata), più grevi dei concorrenti e che non sanno analizzare (pare sia un talento!) le dinamiche del reality. La presenza di Aldo Busi come concorrente, poi, andrebbe commentata senza strani e incomprensibili timori reverenziali. Il “più grande scrittore vivente” (autodefinizione del Nostro) in passato ha preso delle posizioni così aberranti su alcuni argomenti molto sensibili (sessualità e mondo dell'infanzia, ad esempio), che solo vederlo sugli schermi fa bollire il sangue.
Sul fatto che un programma simile vada in onda sulle frequenze pubbliche, poi, molto abbiamo già detto e molto avremmo ancora da dire. Ci limitiamo, stavolta, a invitare semplicemente il telespettatore a evitare tale dileggio del mezzo televisivo e della propria intelligenza. C'è di meglio in tv, credeteci. Soprattutto nell'epoca del digitale e del satellite, scappare dal “monnezzaio” è possibile. Finché il reality va, lasciamolo andare. Ma noi stiamo seduti lì, sull'argine del fiume. Prima o poi il suo cadavere passerà, ne siamo certi.
Nessun commento:
Posta un commento